Se l’addestramento degli agenti non basta

Se l’addestramento degli agenti non basta

Ho riscoperto tra le mie carte questa lettera a la Repubblica (16 settembre 2014) e relativa risposta di C. Augias, contenete elementi utili per una riflessione ulteriore.

 

 

Caro Augias, sono olandese, ho letto sui giornali italianidi quattro poliziotti colpiti e feriti da un senzatetto a Roma. 

Come mai è possibile ciò? Non addestrano i poliziotti al combattimento non armato? 

Ero un soldato della leva semplice in Olanda e abbiamo imparato tutti a incontrare un uomo armato con fucile, pistola o coltello. Si imparava ad agire automaticamente solo per riflesso. 

Capisco che magari un poliziotto dei quattro può essere colpito, ma tutti e quattro è difficile da capire. La stessa roba con il ragazzo Davide di Napoli, perché non si mira alle gambe? Forse nemmeno ipoliziotti in Olanda sono capaci di sparare con precisione ma posso dire che con molto allenamento io soldato di leva colpivo una scatola di fiammiferi a 20 metri. 

Credo che bisogna dare più occasioni di addestramento a quei poveri poliziotti.

(Henk Moraal)

 

 

La risposta di C. Augias:

L’episodio al quale il signor Moraal si riferisce è avvenuto a Roma il 10 scorso in piazza della Libertà, quartiere Prati. Un anziano clochard tedesco, Klaus Dieter Bogner, definito “squilibrato”, forse ubriaco, ha cominciato ad aggredire i passanti. Qualcuno ha chiamato il 112, è arrivata un’auto pattuglia dei carabinieri che l’uomo ha aggredito a martellate; all’arrivo di una seconda auto ha cominciato a vibrare coltellate ferendo in maniera grave un tenente colonnello e in modo più lieve gli altri tre militari.

La prima cosa che si può dire è che negli Stati Uniti al primo cenno di violenza l’uomo sarebbe stato abbattuto. In Europa le cose sono diverse, Bogner alla fine è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio.

Mi sono informato sulla questione sollevata nella lettera.

L’addestramento al corpo a corpo è molto impegnativo, richiede tempo, soldi, istruttori esperti. Per di più esige che gli agenti continuino anche dopo il corso ad allenarsi per proprio conto, altrimenti in poco tempo tutto diventa inutile. Solo i reparti di élite hanno un vero addestramento di questo tipo.

Tra la sbrigativa brutalità americana e i poveri carabinieri feriti da uno squilibrato non è facile trovare una via di mezzo.

Il caso del ragazzo napoletano, mi è stato detto, è ancora più complicato.

Gli uomini impegnati nelle zone a rischio lavorano in condizioni di tensione paragonabili a quella di un’azione di guerra, incerti se intervenire di fronte a situazioni di illegalità. 

Tre ragazzi su un motorino senza casco in una qualunque città sarebbe un caso quasi impensabile. Non in quel rione napoletano. 

I militari dovevano intervenire? 

Lei vede, ha continuato la mia fonte, la difficoltà della situazione? 

Aggravata dal fatto che la risposta deve arrivare nel giro di secondi e in condizioni così difficili? 

Che cosa scegliere tra il rispetto della legge e le obiettive anomalie locali?

 

(Corrado Augias)

 

fonte: la Repubblica, 16 settembre 2014, pag. 32

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