Parlare e comprendersi

Parlare e comprendersi

Non sono quelli che sanno parlare meglio quelli che hanno le cose migliori da dire
(antico proverbio cinese)

Il tema è ormai inflazionato, tuttavia non si può fare a meno di rilevare che è sempre più difficile capirsi, comprendersi, rispettarsi, mettersi d’accordo o negoziare una intesa per raggiungere un traguardo comune. Si fa altrettanta fatica a riconoscersi e ad accettarsi, in una epoca in cui la evoluzione del singolo da una parte permette maggior coscienza individuale, dall’altra allontana dalla esperienza – abbastanza normale in tempi passati – di un sentire comune, di una fedeltà alla comunità di appartenenza o di riferimento.

Combattere i mostri che sorgono quando non ci si comprende è una sfida della nostra epoca. La necessità di incontrarci per riflettere e sperimentare insieme sul tema della comunicazione si traduce allora nella ricerca di una modalità ecologica di relazione che salvaguardi la unicità e la complessità di donne e uomini di fronte al rischio di esercitare la libertà individuale a prezzo della solitudine.

Porsi in relazione, mettersi in con/tatto, avere tatto, richiede forse solo
un affinamento della capacità di sentire? In che modo il rapporto con l’altra persona può favorire – in termini di salute e benessere – la mia libertà, quindi la mia crescita individuale e di conseguenza la qualità del rapporto sociale? Il “modo” in cui ascolto le persone, può diventare per me un esercizio di autoterapia del pensiero, del sentimento e della volontà?

Intendo per “ecologia relazionale” quell’insieme di atti, atteggiamenti, comportamenti e mezzi espressivi, ai quali può ricorrere una persona che ha interesse ad avviare – in un rapporto di reciprocità – una relazione ricca di scambi significativi, con l’intento di sentirsi riconosciuta nella sua unicità, accettata nella sua totalità, compresa e confermata nelle sue potenzialità migliori. Una modalità ecologica di relazione dovrebbe tentare di rispondere alle seguenti domande fondamentali:
• Come posso alimentare, mantenere, ravvivare quei rapporti che per me sono significativi e vitali?
• Come posso tutelare quei rapporti per me importanti, preservarli dal logorio del tempo, evitare di danneggiarli e anche di sabotarli o di distruggerli mediante condotte non favorevoli?
• Come posso evitare la dispersione di energie e la perdita di vitalità nei miei rapporti interpersonali?

Sapere “aggiustarsi” in continuazione al contesto ambientale in cui si opera, assumere una certa prospettiva, dare senso all’azione per produrre risultati migliori, gestire la propria équipe con la intenzione di essere più accompagnatori che persone capaci di impartire degli ordini, sviluppare l’autonomia e la responsabilità propria.

Ho ritrovato su alcune vecchie agende delle annotazioni che trovo ancora interessanti: brevi riflessioni, credo non banali rispetto al tempo in cui le ho scritte.
Ne ho scelto cinquantadue, risalenti al 2002, 2003 e 2004, con l’intenzione di proporre un motivo di ispirazione settimanale per il corso dell’anno.
Questa è la n. 30:
Parlare e comprendersi (2003)


Info sull'autore

admin administrator