«I nostri risultati suggeriscono un’associazione dose-risposta tra fattori psicosociali giovanili e salute cardiovascolare da adulti, con un effetto che sembra essere a livello di popolazione e non limitato agli individui a rischio».
Lo afferma Laura Pulkki-Råback dell’università di Helsinki in Finlandia, prima firmataria di uno studio pubblicato su Circulation.
«L’American heart association (Aha) ha come obiettivo per il 2020 il miglioramento della salute cardiovascolare degli americani, da raggiungere riducendo del 20% le morti per ictus e malattie cardiache» riprende l’autrice, chiarendo che per monitorare i progressi dell’iniziativa l’Aha ha lanciato il concetto di salute cardiovascolare ideale, definita come la presenza di sette fattori che descrivono il benessere cardiovascolare di una persona.
«Diversi studi indicano che l’indice di salute promosso dall’Aha si associa a una riduzione di morbilità e mortalità cardiovascolare» riprende la ricercatrice, sottolineando che infanzia e gioventù sono importanti tappe della vita in termini di malattie cardiovascolari, che cominciano a radicarsi nella vita precocemente, condizionate da determinanti sociali.
«In altri termini se in una famiglia, per esempio, lo status socio-economico è alto e il numero di fumatori è basso, i figli avranno una migliore salute cardiovascolare in età adulta» puntualizza Pulkki-Råback, che assieme ai colleghi ha verificato se i fattori psicosociali giovanili fossero in grado di predire la salute cardiovascolare in età adulta in accordo con i canoni dell’Aha.
Allo studio hanno preso parte 477 uomini e 612 donne partecipanti al Cardiovascular risk in young finns study.
I fattori psicosociali tra cui le caratteristiche familiari, lo stile di vita il livello di stress e il grado dell’adattamento sociale dei figli sono stati misurati nei giovani fra tre e 3 e 18 anni all’inizio dello studio, e la salute cardiovascolare ideale è stata esaminata dopo 27 anni in età adulta.
«E i dati dimostrano una significativa associazione tra fattori psicosociali favorevoli in gioventù e un migliore indice di salute cardiovascolare ideale in età adulta in accordo con i canoni Aha. Legame che persiste anche dopo aggiustamento per età, sesso, farmaci, e fattori di rischio cardiovascolare pediatrici» scrivono i ricercatori.
«Questi risultati suggeriscono che strategie dirette a migliorare i fattori psicosociali nell’infanzia e nell’adolescenza potrebbero facilitare il raggiungimento dell’obiettivo Aha per migliorare la salute di popolazione entro il 2020» conclude Pulkki–Råback.
(Circulation 2015; doi:10.1161/CIRCULATIONAHA.113.007104)
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