Un pedone che investe un altro pedone, e per di più viene condannato a risarcire il danno, è una notizia degna di nota che può allo stesso tempo aiutarci a comprendere il senso di ciò che sta accadendo nelle relazioni tra persone, gruppi e categorie, nell’era del turbo liberismo. Perché non è esagerato chiedersi se in questa nostra epoca del fare presto e bene, della velocità e della precisione, della società ultramoderna o ipermoderna, i messaggi relativi alle politiche di qualità e eccellenza, dell’accrescimento, della produttività e del contrasto della concorrenza, non stiano “modellando”subdolamente i comportamenti delle persone: in privato, in famiglia, al lavoro e nel tempo libero.
Ed è fuori discussione che le “complessità”, i rapporti interpersonali che vengono vissuti nei contesti sociali, la crescita e lo sviluppo degli individui e delle organizzazioni, la qualità della vita delle persone e degli ambienti di lavoro, costituiscono un campo privilegiato di osservazione per lo psicologo del lavoro.
Ricordo un fatto di alcuni anni fa che propongo come esempio. Un uomo è stato chiamato a pagare ben 18.000 euro per avere investito a Busto Arsizio una donna di 56 anni che nell’occasione riportò una lussazione alla spalla. Risarcimento che il giovane autista, dipendente di un corriere, ha dovuto pagare di tasca sua, come stabilito dal tribunale. La sua assicurazione non ha tirato fuori un centesimo per il semplice motivo che l’uomo in quel momento non guidava alcun mezzo. Era sceso dal suo furgone e quindi era un pedone anche lui. Pertanto si è trattato di un incidente tra pedoni che secondo il giudice sarebbe stato causato dalla foga con cui l’uomo camminava per andare a consegnare un pacco.
È stato sicuramente un incidente, un caso fortuito, tuttavia alla luce del mito della competitività e allo stesso tempo della lotta di tutti contro tutti che non può fare a meno di un certo quid di aggressività, non possiamo più evitare di renderci conto che stiamo vivendo in un clima di rivalità tra le persone, alimentato da reciproci desideri di sopraffazione.
Mi sembra abbastanza tangibile in tanti gesti relazionali ed è profondo lo sconcerto che provoca, perché sono molte le forme di aggressività mascherata, di violenza nascosta o agita direttamente che prendono corpo quotidianamente sotto i nostri occhi.
P. S.
Ho ritrovato su alcune vecchie agende delle annotazioni che trovo ancora interessanti: brevi riflessioni, credo non banali rispetto al tempo in cui le ho scritte.
Ne ho scelto cinquantadue, risalenti al 2002, 2003 e 2004, con l’intenzione di proporre un motivo di ispirazione settimanale per il corso dell’anno.
Questa è la n. 14:
Competitività, concorrenza, rivalità (2002). In Oltre il Giardino, ebook 2008
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