Si dice che certi pesci tropicali crescano in funzione delle dimensioni del loro acquario o, meglio, dello spazio di cui essi dispongono. Se li lasciamo in un piccolo acquario tutta la loro vita, essi resteranno sempre piccoli! Se, al contrario, diamo ad essi uno spazio adeguato, essi cresceranno!
Lo stesso vale per noi Se ci accontentiamo del nostro spazio ci ritiriamo e ci sarà difficile “crescere” e crearci migliori opportunità. Rischieremo di vivere quindi in una condizione di insoddisfazione, di impotenza, di mancanza di tempo, di relazioni difficili, ecc.
Poi cominceremo a credere che la nostra vita è fatta in questo modo e che noi non possiamo far nulla. Senza pensare che la nostra vita è un dono del cielo e che il nostro compito consiste nel trarne il massimo profitto (dare il massimo valore) a quanto ci si presenta, sviluppando appieno il nostro potenziale. Vivendo le nostre giornate legate al flusso del tempo, dove possiamo cogliere il momento presente (l’attimo fuggente), svolgendo ogni compito o attività che abbiamo scelto e mettendo in campo il meglio delle nostre possibilità.
La metafora del pesce tropicale ci insegna a creare costantemente intorno a noi (ma anche dentro di noi) uno spazio sempre più grande che ci permette di evolvere. Guardare sempre più in alto e più lontano per sentire uno slancio naturale verso ciò che desideriamo, perché più l’acquario è spazioso, più il “pesce” si trova a proprio agio, prendendo levatura e vigore.
Proviamo a dare forma alla nostra vita e l’universo la riempirà di significato e sostanza.
Ho ritrovato su alcune vecchie agende delle annotazioni che trovo ancora interessanti: brevi riflessioni, credo non banali rispetto al tempo in cui le ho scritte.
Ne ho scelto cinquantadue, risalenti al 2002, 2003 e 2004, con l’intenzione di proporre un motivo di ispirazione settimanale per il corso dell’anno.
Questa è la n. 16:
Un pesce tropicale (2002).
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