Lo Stucco della Società

Lo Stucco della Società

Lo Stucco della Società è lo stucco raccolto dai soci che il presidente ha l’obbligo di masticare affinché non indurisca.

Mi torna in mente la Società dello Stucco de “I ragazzi della via Pàl”, un libro che ha aiutato a crescere intere generazioni di lettori. Comparve per la prima volta nel 1907. Ferenc Molnár lo pubblicò a dispense, quando aveva 29 anni. Uscì a puntate sul Giornale degli Studenti del ginnasio. L’autore volle rievocare la storia vera della sua classe, scrivendo un episodio a settimana e regalando il tutto alla sua scuola.

Era una metafora disincantata del clima bellicistico tra Ottocento e Novecento che pervadeva gran parte d’Europa; ma soprattutto un atto di accusa contro gli adulti e le loro ipocrisie. In quel libro il mondo dei ragazzi è contrapposto a quello degli adulti, costoro si costruiscono regole e leggi autonome, un proprio codice etico alternativo.

Lottano lealmente per il campo da gioco, concordano le regole della battaglia, rendono onore allo sconfitto, riconoscono di aver perso, sanno chiedere scusa, rifiutano il tradimento, perdonano chi sbaglia e puniscono i soprusi.

Nel gioco – vissuto da quei giovani con molto scrupolo – la “guerra” riesce a perdere il carattere di violenza e di drammaticità che ha invece nel mondo adulto. Compiono gesta epiche di un incruento “giocare ai soldati”, vivono un surrogato di ideali eroici e nobili, con impegno serio e puro.

In quest’opera, c’è una chiara demistificazione di quelle che noi adulti avremmo potuto definire “nobili” motivazioni dei conflitti bellici. Perché quella loro “guerra” ha rappresentato soprattutto una competizione per la primazia piuttosto che una azione distruttiva. È stata diversa da quella che di solito conducono i “grandi”.

Quei ragazzi non hanno la febbre del potere e la loro battaglia è l’opposto delle guerre con le quali si vuole imporre la “democrazia” o attraverso le quali si vuole tutelare la sicurezza a svantaggio di altri. Quel mondo e quelle regole sembrano da noi molto distanti.

Noi adulti, con i nostri calcoli e il nostro egoismo; così ignoranti del mondo dei giovani, come se fossimo nati direttamente adulti senza essere stati mai giovani, avremmo forti perplessità nei confronti della loro filosofia di vita e del modo di conquistare il loro spazio.

Sono loro gli eroi, di fronte a una società gerontocratica che impedisce di attualizzare congruentemente le loro potenzialità.

PS
Ho ritrovato su alcune vecchie agende delle annotazioni che trovo ancora interessanti; brevi riflessioni, credo non banali rispetto al tempo in cui le ho scritte. Si tratta di idee e spunti che ho utilizzato per i miei interventi.
Ne ho scelto cinquantadue, risalenti agli anni 2002, 2003 e 2004, con l’intenzione di proporre un motivo di ispirazione settimanale per il corso dell’anno.
Questa è la n. 49: Lo stucco della società (2004)


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