Il linguaggio degli organi è stato spesso sottolineato dalla medicina psicosomatica e la diagnosi di “distonia neurovegetativa” è l’espressione che frequentemente sostituisce, in clinica, quella di “nevrosi”. Tali definizioni stanno ad indicare una “alterazione funzionale”, espressione di tensioni “nervose” che hanno alla base una genesi emotiva, che la farmacologia e talvolta anche la chirurgia, intervenendo in questi quadri di alterata funzionalità, si limitano (e non sempre) a migliorare, ma mai a guarire.
È merito di W. Reich l’aver individuato una metodologia, la vegetoterapia, che nella sua applicazione sr realizza sottraendo la carica energetica che sottende l’emotività bloccata a certi livelli e restituendo la piena funzionalità all’organismo. Tale metodologia è indicata col termine di Vegetoterapia in quanto, in ultima analisi, tende a ristabilire l’equilibrio vago-simpatico, eliminando in tal modo i cosiddetti disturbi “disponici”.
Ben si sa che qualsiasi psicoterapia reca beneficio soltanto se si verificano abreazioni emotive e che, inoltre, tali metodologie si avvalgono spesso della verbalizzazione sic et simpliciter. È naturale conseguenza, però, dell’uso privilegiato dello strumento della verbalizzazione, il constatar:e le enormi difficottà che si incontrano ogni qual volta si ha a che fare con contenuti che concernono vissuti relativi al periodo pre-verbale.
La scuola reichiana, infatti, sottolinea la fondamentale importanza che riveste invece proprio tale periodo, essendo esso quello che viene vissuto da ogni uomo in chiave precipuamente emotiva, attraverso le manifestazioni di gioia e di piacere legate alla prevalenza vagale, e quelle di dolore e di ritrazione legate alla prevalenza del sirnpatico. In tale periodo iniziano a formalsi i fenomeni del cosiddetto “inconscio individuale”, realtà di fatto che non si riferisce a fattori biologici costituzionali (intesi come pulsioni istintuali rigide secondo la visione freudiana), ma ad un fenomeno prodotto dal rapporto dialettico tra individuo ed ambiente, cioè fenomeno che comprende imprintings ed insights di carattere storico.
Le emozioni, sollecitando i distretti corporei attraverso le strutture neuro-muscolari, agiscono sul terreno anatomo-fisiologico, potenzialmente predisposto alla nascita, e si esprimono attraverso il linguaggio del corpo. Esso linguaggio, oltre ad essere stato continuamente sottolineato dalla medicina psicosomatica, lo si ritrova come elemento costitutivo in tutte le culture. ed infatti ancora oggi usiamo dire, nel parlare comune, che un evento ansiogeno “mozza il fiato”; oppure che l’attesa della persona amata fa “palpitare il cuore”; oppure ancora che il terrore “congela le gambe”; ecc.
Tali espressioni si riferiscono alla risposta che i vari organi, in seguito ad impulsi nervosi, che si articola attraverso il linguaggio della funzione muscolare. Questo linguaggio si estrinseca attraverso risposte specifiche in quanto relative alla funzione di organi localizzati in zone anatomo-fìsiologicamente potenziali a certe specifiche funzioni reattive.
È conoscenza comune, ad esempio, che le situazioni di ansia producono ben chiare interferenze sulla funzione respiratoria e ciò attraverso l’azione sulla funzione del muscolo diaframma; conseguentemente, gli organi che hanno una localizzazione sopra e sotto-diaframmatica risentono della situazione funzionale e la condizione di “ingorgo” di energia nervosa che ne deriva si manifesta in un primo momento attraverso ulteriori alterazioni della funzione degli organi interessati e, se poi la condizione prosegue nel tempo, può tradursi in lesioni anatomiche od affezioni organiche.
La tecnica della vegetoterapia si avvale di strumenti specifici che hanno lo scopo di riattivare la mobilità e la motilità dei distretti bloccati e ciò allo scopo di consentire nuovamente il libero scorrere dell’energia nervosa in tutto l’organismo, dalla testa ai piedi e viceversa, e questo nel senso più letterale delle parole.
È interessante notare il fatto che, determinando ogni esercizio muscolare una risposta neurovegetativa precisa e specifica, ciò consente di agire direttamente sulla condizione vagale o simpatica al fine di ristabilirne l’equilibrio alterato.
La tecnica della vegetoterapia, ancora, si articola sotto due aspetti: la manipolazione e gli esercizi; nel primo vi è una posizione passiva del soggetto in terapia, nei secondi vi è la partecipazione diretta del soggetto stesso.
La manipolazione.
Consiste nel massaggio, con tecnica specifica, di tutta la muscolatura superficiale, nella direzione che va dalla testa ai piedi ed effettuato sia ventralmente che dorsalmente. Tale azione produce inizialmente intense sensazioni di dolore nelle zone ove vi è una tensione muscolare cronicamente accumulatasi; nei tempo, man mano che la manipolazione prosegue, la sensazione dolorifica tende ad essere sostituita da una diversa e piacevole sensazione di benessere.
Rifacendosi allo schema proposto da W. Reich, che suddivide il corpo umano in sette porzioni (indicate con i termini di “anelli” o “livelli”) ove è possibile localizzate le istanze psichiche (e ciò non in senso simbolico), è possibile ottenere attraverso il linguaggio del corpo un quadro immediato delle problematiche più salienti del soggetto attraverso la manipolazione, anche se questi non verbalizza!
Già S. Freud identificò l’Io con il corpo e, scopo della vegetoterapia, è di far riconquistare al soggetto la capacità di “sentire” il proprio corpo, capacità ovvia e naturale che tutti gli uomini possederebbero se ad essa non si opponesse una struttura caratteriale nevrotica. La capacità di “sentire” il proprio corpo significa identificarsi con esso, prendendo coscienza del proprio Io ed acquisendo in tal modo il senso dell’individualità. La conoscenza di se stessi, cioè del proprio Io, cioè ancora del proprio corpo, consente anche la conoscenza delle proprie debolezze e diviene elemento di forza e di maturità per ogni personalità.
Gli esercizi.
Il secondo aspetto della vegetoterapia tende a realizzare il dissolvimento della situazione di tensione muscolare cronica, situazione che è alimento del fenomeno dei “blocchi”, e si attua attraverso specifici esercizi muscolari (specifici, in quanto i livelli di blocco sono specifici) protratti per un periodo di tempo minimo di 15 minuti, oppure in quegli esercizi particolarmente faticosi, fino allo stancarsi del soggetto.
Durante gli esercizi si verificano, in concomitanza con lo sbloccarsi della zona interessata, fenomeni neurovegetativi o manifestazioni emotive di notevole entità. In tale momento, attraverso lo strumento della “verbalizzazione” (cioè della descrizione del vissuto emotivo) e delle libere associazioni (interpretate secondo il
metodo freudiano) divengono analizzabili contenuti inerenti a vissuti emotivi rimossi, anche se risalenti ad epoche pre-verbali. Si può assistere così al vissuto cosciente di stati d’animo o di sensazioni neonatali, già “provate” e “dimenticate”!
Realizzatasi la capacità di “sentire” il proprio corpo, si evita la deformazione culturale che tende alla intellettualizzazione delle proprie sensazioni; deformazione per cui il soma viene avvertito come un’entità alienata dall’Io e la cui caratteristica di estraneità suscita un senso di profonda paura. La manipolazione e gli esercizi permettono: di liberare le emozioni incapsulate a livello muscolare e trattenute da condizioni neurovegetative esasperate, di superare la paura delle proprie sensazioni fisiche e di abbandonarsi ad esse non più temendole, sino a raggiungere la perdita della coscienza dell’individualità, dopo aver appreso ad averne.
Tale temporanea perdita della coscienza individuale è il momento dell’orgasmo secondo la definizione reichiana, momento cioè della fusione totale e senza riserve dell’individuo con l’ambiente, inteso quest’ultimo nella sua concezione di universalità; perdita momentanea dell’Io individuale (e non perdita della conoscenza) non più temuta e recuperabile, che è un arrendersi alle proprie sensazioni e che si traduce in una vittoria sull’individualismo che, oggi, è l’aspetto più deteriore dell’individualità. È tale resa che permette la fusione con tutto ciò che è vivo e vitale e che pertanto ha significato di: amore, comprensione, tolleranza, coscienza dei propri limiti e della propria forza, delle proprie possibilità e delta personale potenzialità.
L’orgasmo è un’espressione dell’Io somatopsichico ed è sinonimo di “aggressività erotica” (cioè costruttiva), contenuto vitale che può manifestarsi solo dopo che si sia ottenuto il dissolvimento dell’involucro di aggressività “sadico-distruttiva” che si cela dietro il perbenismo delle regole socio-culturali.
Dopo il trattamento di vegetoterapia non si avverte più la necessità di prevaricare, sfruttare, possedere, competere in competizioni fini a se stesse. Tutto ciò viene sostituito da altri modi di “sentire” e di porsi nei confronti della realtà, modi che possono essere definiti con l’espressione della “gioia di vivere” e da ciò scaturisce, conseguenzialmente, il desiderio (e non il bisogno mistico derivato dalla dissociazione tra mente e corpo) di aiutare il prossimo a recuperare la capacità di vivere questa gioia primitiva, naturale, biologica, che secoli di repressione hanno imprigionata.
Il recupero delle energie bloccate e la presa di coscienza circa la natura socio-culturale dei fattori responsabili di tali blocchi, producono una radicale trasformazione del carattere, da cui scaturisce una “visione del mondo” inevitabilmente progressista e di qui i1 bisogno di agire per condurre una rivoluzione culturale.
La vera coscienza così recuperata (e “vera” si intende nel significato di sensazione biologica e non di “assoluto” idealistico), individua ben presto le innumerevoli formazioni di “falsa coscienza” che sono contraddistinte per la caratteristica di predicare “rivoluzioni” sul piano teorico ed intellettuale, ma che nella prassi non si evolvono affatto in tal senso e cioè nel senso di modifica e di cambiamento del modo di vivere, di sentire e di porsi nei confronti della realtà; e sono proprio tali formazioni di “falsa coscienza” che, perpetrando “falsi problemi”, agiscono la repressione emozionale della gioventù e delle generazioni socialmente responsabili del domani dell’umanità.
Attraverso la vegetoterapia, l’individuo riscopre il funzionalismo biologico che si basa sui bio-ritmi, la cui caratteristica peculiare è l’autoregolazione; riscoperta che promuove, inevitabilmente, l’autogestione e l’autoregolazione naturale dell’essere emozionale e sociale.
L’acquisizione di una omeostasi, non di compenso ma basata sulle realtà biologiche, climatiche ed ambientali, è la conseguenza della vegetoterapia. Con il conseguito superamento, infine, della paura dell’orgasmo (cioè con il superamento della paura di abbandonarsi alle sensazioni del proprio corpo) viene raggiunta la naturale potenza sessuale, cioè 1a capacità di amare.
Con l’uso del termine “sessuale”, naturalmente, si intende riferirsi a tutto ciò che procura piacere e gioia di vivere, nel mentre la “genialità” ne è la massima espressione biologica.
Con la ritrovata capacità di percepire le sensazioni del proprio corpo, attraverso la vegetoterapia, vengono finalmente superate situazioni quali: la dicotomia “mente-corpo”, sinonimo di “spirito-materia”, consentendo alla funzionalità di esplicarsi senza il condizionamento delle sovrastrutture culturali, liberando finalmente la capacità di avvertire che per la vita non è importante soltanto capire, ma anche e principalmente sentire.
La vegetoterapia è, secondo la concezione marxista, prassi da cui è possibile teorizzare ogni singolo caso e contemporaneamente sottoporre a verifica di realtà le teorie di w. Reich.
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