Posizione schizo-paranoide e vegetoterapia

Posizione schizo-paranoide e vegetoterapia

Il rivoluzionario apporto di Melanie Klein al pensiero psicoanalitico freudiano, fu di ritenere che il bambino, fin dalla nascita, è capace di relazioni oggettuali e che la relazione madre-bambino è fondamentale per lo sviluppo dell’individuo.

Il neonato che già alla nascita possiede un Io, sebbene rudimentale e non organizzato, reagisce attivamente al mondo che lo circonda. L’Io parziale ma in evoluzione costante, all’inizio della vita sa relazionarsi solo in modo “parziale” con l’oggetto che anch’esso è parziale (l’oggetto è l’Altro cioè la madre).

Solo più tardi l’Io integrato potrà avere una relazione “totale” con un Oggetto Intero. Nei primi tre-quattro mesi di vita, il bambino entra in relazione soltanto con parti del corpo della madre (l’oggetto mamma “parziale”) principalmente il seno, anche quando è allattato con il biberon ma anche gli occhi, la bocca, il volto di sua madre. Egli percepisce questa frammentarietà del corpo materno quasi come un tutto unico con se stesso; le parti corporee materne sono scarsamente differenziate dal suo corpo. Il suo Io immaturo entra in relazione con il seno della madre perchè ha bisogno non solo di nutrimento ma di gratifiche.

Il suo mondo totale è, per usare una espressione illuminante di Matte Blanco, quella “immensa senità” dove la mammella, gli occhi, il volto della madre, diventano per lui l’immagine speculare. Amando se stesso ama loro (l’energia è investita principalmente sul Sé, per questa ragione è una relazione parziale).

A sei-sette mesi la libido sarà investita non più sul Sé ma sull’Altro; l’Io organizzato, anche se non è certo l’Io di un bimbo di due anni o quello di un’adulto, è in grado di riconoscere l’Altro (la madre) come oggetto intero al di fuori di sé e di relazionarsi amorosamente.

La Klein usò il termine “posizione” dopo aver scoperto dall’osservazione del comportamento di pazienti bambini che i primi mesi di vita del neonato erano caratterizzati da conflitti mentali che si differenziavano secondo l’evolversi dell’Io nella sua relazione con l’oggetto parziale o con l’oggetto intero. Così caratterizzò il primo anno di vita del bambino in due momenti specifici e peculiari che chiamò “posizione schizo-paranoide” e “posizione depressiva”.

Il termine “posizione” rende meglio l’aspetto “qualitativo” del rapporto oggettuale a differenza del termine freudiano “fase” (orale, anale, fallica) che definendo di più l’aspetto evolutivo ne mette in risalto il contenuto narcisistico (in pratica per Freud il bambino solo a due anni può avere un rapporto oggettuale; prima, narcisisticamente l’oggetto d’amore è il suo Io).

Donald Melzer ha rilevato che le posizioni schizo-paranoide e depressiva sono i principi economici delle relazioni di oggetto. La posizione schizo-paranoide e un Sistema di Valori in cui il benessere, la sicurezza ed il piacere del Sé sono prevalenti, mentre la posizione depressiva è un Sistema di Valori in cui la sicurezza, il benessere e la felicità degli oggetti sono la preoccupazione principale. Quindi posizioni come sistema di valori che definiscono lo sviluppo dell’Io perché si differenziano per la qualità dell’amore oggettuale.

Melanie Klein ha condiviso interamente la teoria freudiana della dualità degli istinti: l’istinto di vita e l’istinto di morte che si concretizzano nelle pulsioni d’amore e sadiche, agite e fantasmaticate dall’Io del bambino fin dalla nascita.

Nella posizione schizo-paranoide poiché l’Io del bambino non è ancora organizzato, l’istinto di morte domina soprattutto la relazione con l’oggetto parziale manifestandosi con processi psichici di scissione (da qui il termine schizoide) e di proiezione (paranoide). Per la Klein è funzionale all’evoluzione psichica del bambino che egli operi la scissione (creandosi dei fantasmi) tra una mammella buona, sulla quale proiettare le parti buone del Sé (libido-amore), ed una mammella cattiva, che gli si rifiuta, perché egli vi proietti la propria distruttività (istinto di morte).

Più il bambino è gratificato dal rapporto con la madre e meno l’istinto di morte fa sentire i suoi effetti nefasti anche contro la mammella buona che, inesauribile nella sua bontà può essere oggetto d’invidia precoce. Se il rapporto con la madre è buono, il bambino entrerà facilmente nella “posizione depressiva” dove grazie a sentimenti di gratitudine e bontà, gli è possibile neutralizzare l’istinto di morte e stabilire una relazione d’amore con l’Altro. Se invece il rapporto con la madre è stato precario o carente, quand’anche il bambino abbia superato la posizione schizo-paranoide (se non la supera, da adulto sarà probabilmente schizofrenico o comunque psicotico) l’istinto di morte non sufficientemente neutralizzato agirà anche nella posizione depressiva con ritorni patologici e processi di scissione e proiezione e con attacchi di invidia distruttiva dell’oggetto buono.

Ovviamente non è possibile sintetizzare le felici interpretazioni della Klein in così breve spazio per cui rimando i lettori all’ottimo libro di Hanna Segal.

Lavorando sull’energia bloccata dei sette livelli muscolari individuati da Reich, con la vegetoterapia noi ripercorriamo quel cammino faticoso dei nostri primi mesi di vita per “entrare” nella “posizione depressiva” che “continua” tutta la vita e in cui, come ha sottolineato Melzer dovremmo “penetrare” perchè solo così c’è la possibilità di una relazione d’amore oggettuale.

Quando un individuo ha un grosso blocco al collo, al torace o al diaframma egli è caratterialmente un fallico narcisista o un coatto anche se ha superato la posizione schizo-paranoide (non riteniamo che esista un “carattere” psicotico), perché il carattere si forma comunque nella posizione depressiva.

Il rapporto con l’Altro però viene inficiato dalla gelosia, dall’avidità, dal disprezzo, dal dominio e le sue “riparazioni” all’oggetto aggredito (con probabili oscillazioni alla posizione schizo-paranoide) sono “restitutive” o “false” cioè maniacali secondo l’interpretazione della Klein.

Noi vegetoterapeuti riteniamo che le riparazioni maniacali siano, a livello energetico, il “contatto sostitutivo” che è ovvio non può essere contatto d’amore, in quanto mancano i sentimenti di gratitudine ed esiste l’incapacità ad identificarsi amorosamente.

Ci possiamo avvicinare al “carattere genitale” che è il carattere dell’uomo vitale egosintonico, nel momento in cui esiste per noi la possibilità dell’identificazione amorosa con l’Altro che si realizza attraverso sentimenti di gratitudine e nella salvaguardia dell’oggetto d’amore. Solo in questo modo si riduce il contatto sostitutivo per creare un “campo energetico” con l’Altro.

Per quanto riguarda la posizione schizo-paranoide e del come il bambino è “costretto a viverla” noi reichiani non siamo d’accordo sulla causa genetica dell’istinto di morte.

Il paziente che esegue gli actings relativi ai primi tre livelli muscolari (l: orecchi, naso, occhi; 2: bocca; 3: collo) regredisce attraverso gli esercizi fino a quel vissuto che la Klein ha chiamato posizione schizo-paranoide. Dalle reazioni del soggetto (pianto e rabbia), dalle associazioni che verbalizza alla fine dell’acting, dal tipo di transfert che viene a stabilirsi col terapeuta e dai sogni peculiari della mobilizzazione dell’energia dei tre primi livelli, noi rinveniamo regolarmente i processi di scissione e proiezione, meccanismi psichici difensivi della posizione schizo-paranoide. Può capitare che nelle sedute relative al lavoro sui livelli occhi-bocca il paziente decida di lasciare la terapia.

La “fuga” dal terapeuta avviene in genere quando si passa praticamente al livello del collo. Allorché si mobilizza la energia del collo si riblocca temporaneamente la bocca; il paziente può diventare estremamente invidioso del terapeuta con una dinamica di comportamento connessa alla posizione schizo-paranoide. Allo stesso momento possiede tutte le difese maniacali della posizione depressiva che non sono sufficienti a restaurare l’oggetto (il terapeuta) attaccato distruttivamente.

Un mio paziente, che non conosce affatto la Klein e spesso scoreggiava durante gli actings sui primi tre livelli, un giorno mi disse che temeva di farsela addosso e che aveva paura di “sporcarmi” con la sua energia negativa. Quando gli domandai a cosa associava in quel momento la sua energia negativa disse – la cacca -. L’oscillazione continua verso la posizione precedente fa desiderare al paziente di interrompere la terapia; spesso anche con la paura cosciente di non sapere arginare la propria distruttività.

Ecco perché, pur procedendo sugli altri quattro livelli (quelli, per intenderci, relativi alla posizione depressiva kleiniana), torniamo continuamente fino alla fine della terapia, a lavorare sui primi tre livelli.

È  mia intenzione approfondire in un altro momento le analogie esistenti tra la pratica psicoanalitica kleiniana e una metodologia incentrata sul corpo come la vegetoterapia.

Il neonato è “costretto” a vivere la posizione schizoparanoide non a causa di un istinto di morte innato ma, semplicemente, perché non esiste al mondo una madre senza la propria corazza caratteriale e muscolare. Quando la corazza materna è flessibile, non troppo rigida, e la madre non è una “fallica” o una “coatta” può spesso mettersi in contatto piacevole con il proprio bambino, creando con lui un “campo energetico” di simbiosi amorosa. Ciò è possibile quando la madre può esprimere attraverso il calore della propria pelle, la morbidezza dei muscoli, la dolcezza dello sguardo, il tono di voce, la sua disponibilità.

Il bambino non può creare fantasmi senza un minimo supporto di una realtà anche se deformata. Come può costruire immagini fantasmatiche di attacchi invidiosi e distruttivi all’oggetto buono se percepisce che la mammella-madre è in espansione con lui e insieme a lui è capace di gratificarsi? Una donna (come è nella maggioranza dei casi) che non ha mai recepito il proprio seno ed il capezzolo come zone erogene, può “godere” dell’allattamento insieme al suo bambino? Può offrirgli un seno caldo ed erogeno? Forse in queste condizioni l’allattamento diventa soltanto fine a se stesso.

Voglio ipotizzare, e non temo l’accusa di misticismo o di fantascienza, che il bambino nato da un concepimento di piacere autentico, di vero contatto d’amore, con una vita intrauterina serena, grazie al suo potenziale energetico altissimo, potrebbe relazionarsi subito con l’oggetto-madre intero Senza processi di scissione e proiezione. Ma si scontra, ancor prima di nascere con la corazza umana! D’altra parte quante madri vivono il loro bambino, alla nascita, come oggetto intero, come Persona diversa da loro, come piccolo uomo individuo? Quando egli non è un prolungamento inconscio di se stesse e del loro corpo, e spesso, un sostituto parentale inconscio del passato, o il surrogato di una carenza del loro presente . La “corazza” impedisce loro di mettersi sino in fondo in sintonia con il bambino e di permettergli un vivere autonomo.

La vegetoterapia quando è applicata alle gestanti e alle nuove madri ha lo scopo di migliorare la relazione madre-bambino. Una madre ansiosa che, a sua volta, non ha potuto avere quel contatto bambino-mamma necessario, non può mettersi in contatto vero con quell’esserino che, pieno di vita, reclama amore totale.

Sarà ancor più difficoltoso il “contatto” per quella madre che nella sua quotidianità continua ad avere carenza di contatto. Pensiamo per esempio a quella donna che non può scambiare delle tenerezze con il proprio partner, che ha un rapporto sessuale frettoloso e senza dolcezza o che non desidera l’amplesso perché rifiuta inconsciamente la propria genitalità.

Nella gestante quell’esserino che cresce in lei forse è come un radar che tutto coglie e assorbe. Ci piace immaginare che la vita intrauterina sia felice, senza bisogni, quando vediamo quell’esserino succhiarsi il pollice o accarezzare il cordone ombelicale. Lui però è in contatto diretto col corpo della madre, in simbiosi totale ed è possibile quindi che “senta” e percepisca la serenità o il nervosismo di lei.

L’utero contratto di una gestante ansiosa sarà allora la prima culla del bambino. Seguirà poi una nascita traumatica, così come avviene nella maggioranza delle nostre maternità, con giorni di solitudine profonda, in cui sarà necessario per lui, forse per la sua sopravvivenza, creare immagini fantasmatiche.

II fantasma di una mammella cattiva responsabile della solitudine e dell’angoscia e quello di una mammella buona che elargisce benessere e felicità. Immagini fantasmatiche difensive con funzione protettiva dalle reali deprivazioni che solo all’animale uomo è dato vivere.

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