Il funzionalismo del collo

Il funzionalismo del collo

Il collo è terzo dei sette livelli o anelli descritti da Reich, esso con il I e il II fa parte dei livelli cosiddetti pregenitali. Possiamo riferire al collo la sede dell’istinto di conservazione: basta infatti immaginare qualcuno caduto in acqua che, irrigidendo il collo, tiene su la testa per respirare e sopravvivere. E’ quindi in esso che rappresentiamo l’istanza narcisistica primaria, cioè fisiologica, che motivazioni culturali, un certo tipo di educazione in primis, hanno oggi trasformato in istanza secondaria, cioè nevrotica.

Il livello del collo arriva in basso fino alla linea mammillare, il che significa che-esso comprende le spalle e la parte alta del torace. II blocco energetico di tale livello, più o meno pronunciato, interessa praticamente tutti; spesso, allorquando eccede la necessità difensiva, provoca un riflusso dell’energia verso l’alto interessando i primi due livelli e determinando comportamenti paranoici-paranoidei.

Va da sé che il blocco del collo determina una rigidità che si estende a tutta la colonna vertebrale caratterizzando così l’individuo rigido nella sua personalità. L’inadeguatezza del movimento del collo induce tale individuo a guardare solo in una direzione facendogli così perdere di vista il mondo circostante e creando situazioni “egoistiche”. Inconsciamente il concetto di vita viene condizionato dall’ambiente socioculturale alimentando l’ideale dell’Io (che in tale livello quindi risiede) e una condizione doveristica nei confronti del proprio ontogiudizio.

Ritengo pertanto che in chiave reichiana possiamo localizzare nel collo un primitivo Super-Io (l’altro è a livello bacino), responsabile dell’insoddisfazione di se stessi da parte di quei soggetti che desiderosi di andare sempre più in alto (allungamento e ulteriore irrigidimento del collo) sono pertanto ambiziosi, carrieristi e competitivi.

Un certo tipo di “educazione” ne è responsabile e l’antagonismo sportivo aggiunge il resto !

Va da sé che essi peccano di mancanza di umiltà. Non “sentono” i propri limiti e confondono l’orgoglio, la vanità e la fierezza con la dignità.

L’ansia di arrivare in alto; molto evidente in questi casi, crea, come giustamente fa osservare Legey, un legame tra narcisismo e masochismo (in chiave reichiana tra collo e diaframma). Il famoso complesso d’inferiorità è qui localizzato e nella nostra società consumistica fa privilegiare il potere alla potenza, da cui la corsa al potere e l’uso della violenza necessario a mantenerlo. Abbiamo allora i dogmatici, gli ideologi depositari di verità rivelata, pronti alla prevaricazione comune al fascismo rosso o nero, così come quei soggetti che volendo dimostrare con l’efficientismo a se stessi e agli altri il proprio potere (esibizionismo), si caricano sul collo e sulle spalle di tante responsabilità determinando quello che io definisco il complesso di Atlante. Si ritiene cioè di essere indispensabili più che necessari !

Il blocco del collo provoca una scissione tra la testa (cervello intellettuale, teoria) e il corpo viscerale (sentimento, prassi) per cui si è razionali ma non ragionevoli, si privilegia il ruolo e non la funzione esistenziale. Ci si lega così al ruolo per sopravvivere, ma sotto c’è il grottesco della condizione umana, e tale ancoraggio “serve” per credersi immortali e vivere per gli altri, ma non con gli altri, a discapito della vita affettiva.

Ritenendosi superiori, facilmente si disprezzano gli altri, si diffida di essi e, non sentendosi più far parte della natura (avendo bloccato le emozioni per non lasciarsi andare), si vive il ruolo contro la natura, sfruttando la natura e concorrendo di conseguenza senza scrupoli al disastro ecologico: la tecnologia è più importante della Scienza o dell’Arte. Privilegiando il ruolo ed il potere si realizza lo pseudo-contatto basato sulla seduzione, come arma di potere per trascinare la folla o l’altro (personaggi fallico-narcisisti, latin lovers). Il blocco del collo così diffuso, (artrosi cervicale), è responsabile del mancato funzionamento dei glomi carotidei, quindi della povertà di para-simpaticotonia e conseguente simpaticotonia reattiva, del cosiddetto “sentirsi” meglio la sera e fare perciò “vita notturna” alterando così i ritmi biologici: per non avere insonnia “bisogna” andare a letto stanchi, cioè con i muscoli affaticati ma non rilasciati.

Possiamo dire che il collo è potenzialmente il ponte che unisce o divide la società con il soggetto: la società (testa) di oggi, che si coltiva attraverso il ruolo, l’efficientismo e il perfezionismo (ideale dell’Io) ma non con la precisione e, ancora, attraverso l’onnipotenza, l’onniscenza, l’ambizione senza limiti, da cui la necessità di controllare e di controllarsi, il self control, che impedisce di abbandonarsi all’emozione. Si è “educati” a non perdere la testa per averla sempre sulle spalle, il che rinforza il blocco. In altre parole una “educazione al narcisismo”.

Come sempre, in effetti, anche tale blocco è principalmente una difesa dalla paura della morte, si e infatti disposti ad accettare la vita ma non la morte e ciò comporta l’impossibilità di lasciarsi andare (orgasmo: pseudomorte dell’Io) e la necessità di un continuo self control.

Spesso tale livello in vegetoterapia è difficoltoso da sbloccare perchè per alcuni, bloccati primitivamente al I e II livello, esso è una difesa (la difesa narcisistica) per impedire crisi psicotiche che potrebbero esplodere facendo defluire in basso la scarsa energia che sottende i livelli alti.

Il termine narcisismo fu proposto da Ellis e poi ripreso da Freud: la posizione narcisistica nasce con l’autoerotismo, con la scoperta del proprio corpo e la sensazione di piacere delle mani che induce alla masturbazione e quindi alla scoperta dell’identità sessuale (biologica) dell’Io.

E questo il narcisismo primario che comporta un io intrapsichico e un io interpsichico (il moi e il je dei francesi). Ogni repressione relativa all’identità sessuale dell’io determina il fenomeno dell’ambivalenza (sul quale scriverò in un prossimo articolo) che, in ultima analisi, è all’origine dell’omosessualità latente.

Il lavoro vegetoterapeutico rende cosciente, in proporzione a quanto gli acting sul collo coinvolgono il diaframma, l’ansia dovuta all’incertezza di “non so chi sono e cosa voglio”.

Da quanto detto si evince che il narcisismo primario, fondamentale per la formazione dell’Io, deve essere elaborato per non trasformarsi in narcisismo secondario come avviene allorché si reprime nel bambino l’autoaffermazione e l’autoerotismo; la difesa si realizza con un cronicizzarsi del narcisismo stesso per cui il torace alto (collo) si gonfia di odio soffocando la potenzialità affettiva del cuore.

La terapia sgonfia il torace dell’odio per gonfiare il cuore di amore.

La posizione narcisistica impedisce la vera creatività e il vero amore poiché non vi è la gioia di fare, di creare, di realizzare, ma solo il piacere di farsi riconoscere come migliore per avere potere sull’altro a discapito della potenza (orgastica).

Ecco come nasce la violenza, non solo quella sessuale!

 

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